Liquidazione giudiziale: criteri e conseguenze per l’amministratore

21 Novembre 2025

La liquidazione giudiziale di una SRL (oggi si deve parlare tecnicamente solo di “liquidazione giudiziale” e non più di “fallimento”, anche se nella prassi e nella dottrina il termine “fallimento” viene ancora utilizzato per riferirsi alla procedura ora disciplinata dal Codice della crisi) rappresenta uno dei momenti più complessi nella vita di un’impresa. Quando la società non è più in grado di sostenere i propri impegni economici, si apre una fase di profonda trasformazione che coinvolge non solo il patrimonio aziendale ma anche le responsabilità dell’amministratore e le posizioni dei soci e dei creditori. Comprendere come funziona questa procedura, quali sono le sue conseguenze e in che misura le figure societarie possano essere coinvolte, è essenziale per evitare errori che potrebbero aggravare la situazione. 

Lo Studio Legale Vescovi, con una consolidata esperienza in diritto societario e fallimentare, assiste le imprese nella gestione delle crisi aziendali e delle situazioni di insolvenza, offrendo consulenza in materia di liquidazione giudiziale, responsabilità degli amministratori, tutela dei creditori e ristrutturazione del debito. L’obiettivo è fornire strategie giuridiche concrete per prevenire il fallimento o, laddove inevitabile, gestirlo nel modo più efficiente e tutelante possibile. 

 

Differenza tra fallimento e liquidazione giudiziale 

La differenza tra fallimento e liquidazione giudiziale riguarda principalmente l’evoluzione normativa e la gestione della crisi d’impresa. Con l’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (D.Lgs. 14/2019), il termine fallimento è stato sostituito da liquidazione giudiziale ma la sostanza resta in parte simile: entrambi i procedimenti intervengono quando l’imprenditore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni. Tuttavia, la liquidazione giudiziale introduce una visione più moderna e meno stigmatizzante, puntando su una gestione trasparente e sulla tutela dei creditori, con l’obiettivo di favorire il recupero del valore residuo dell’impresa. In pratica, quindi, si tratta di un’evoluzione del vecchio fallimento in un sistema più ordinato e orientato al risanamento economico. 

 

Criteri liquidazione giudiziale: quando una Srl è “fallita”? 

Il fenomeno della liquidazione giudiziale (fallimento) di una SRL si verifica quando sussistono due condizioni chiave:  

  1. la società a responsabilità limitata (SRL) è un’impresa commerciale (e non rientra tra i soggetti esclusi, ad esempio le imprese agricole) 
  1. versa in uno stato di insolvenza – non è più in grado di far fronte regolarmente ai propri debiti. 

La SRL può essere dichiarata in liquidazione giudiziale anche se in stato di liquidazione volontaria, purché sia accertata l’insolvenza e il patrimonio sociale non consenta il soddisfacimento dei creditori. 

Se la SRL è qualificata come “piccola impresa” secondo i parametri previsti dalla normativa non è assoggettabile a liquidazione giudiziale ma alla procedura di liquidazione controllata prevista dal codice della crisi; se invece supera uno dei limiti fissati (attivo patrimoniale, ricavi, debiti) sarà assoggettabile al “fallimento”.  

In buona sostanza, la SRL è “in fallimento” quando la società continuando l’attività accumula passività che non può più onorare; è un’impresa commerciale e non rientra tra i soggetti esclusi.  

Lo Studio Legale Vescovi supporta le SRL in difficoltà già nella fase pre-liquidazione giudiziale, valutando se ricorrono i presupposti per la dichiarazione di insolvenza e analizzando soluzioni alternative per evitare la liquidazione giudiziale, come piani di risanamento, accordi di ristrutturazione o interventi sulla governance aziendale.  

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Criteri liquidazione giudiziale: quando una Srl è “fallita”? 

Il fenomeno della liquidazione giudiziale (fallimento) di una SRL si verifica quando sussistono due condizioni chiave:  

  1. la società a responsabilità limitata (SRL) è un’impresa commerciale (e non rientra tra i soggetti esclusi, ad esempio le imprese agricole) 
  1. versa in uno stato di insolvenza – non è più in grado di far fronte regolarmente ai propri debiti. 

La SRL può essere dichiarata in liquidazione giudiziale anche se in stato di liquidazione volontaria, purché sia accertata l’insolvenza e il patrimonio sociale non consenta il soddisfacimento dei creditori. 

Se la SRL è qualificata come “piccola impresa” secondo i parametri previsti dalla normativa non è assoggettabile a liquidazione giudiziale ma alla procedura di liquidazione controllata prevista dal codice della crisi; se invece supera uno dei limiti fissati (attivo patrimoniale, ricavi, debiti) sarà assoggettabile al “fallimento”.  

In buona sostanza, la SRL è “in fallimento” quando la società continuando l’attività accumula passività che non può più onorare; è un’impresa commerciale e non rientra tra i soggetti esclusi.  

Lo Studio Legale Vescovi supporta le SRL in difficoltà già nella fase pre-liquidazione giudiziale, valutando se ricorrono i presupposti per la dichiarazione di insolvenza e analizzando soluzioni alternative per evitare la liquidazione giudiziale, come piani di risanamento, accordi di ristrutturazione o interventi sulla governance aziendale.  

Quando una SRL non può “fallire”? 

Non tutte le SRL sono automaticamente soggette alla procedura di fallimento. Le principali eccezioni sono: 

  • se la SRL rientra nei parametri di “piccola impresa” (ad esempio attivo ≤ 300.000 €, ricavi ≤ 200.000 €, debiti ≤ 500.000 €) nei tre esercizi precedenti; 
  • se la SRL non esercita attività commerciale. In questo caso, la procedura di fallimento può non trovare applicazione.  

Quindi, la liquidazione giudiziale non è automatica per ogni SRL: occorre che sussistano i presupposti oggettivi (insolvenza) e soggettivi (impresa commerciale) e che non si rientri nell’esenzione da fallibilità. 

 

Istanza di liquidazione giudiziale SRL: come funziona?  

Per avviare la procedura di liquidazione giudiziale di una SRL (“SRL in fallimento”), è prevista la presentazione di un ricorso contenente l’istanza di liquidazione giudiziale al tribunale competente (solitamente quello della sede legale della società).  

L’istanza può essere proposta dal debitore (la società stessa), da uno o più creditori o anche dal pubblico ministero. Il tribunale – dopo aver verificato che siano presenti i requisiti – dichiara l’apertura della liquidazione giudiziale e nomina un curatore, incaricato di gestire la procedura e di liquidare il patrimonio della società, formando il c.d. passivo per soddisfare i creditori secondo l’ordine legale e privilegi. 

Ammissione al passivo nella liquidazione giudiziale 

Dopo l’apertura della procedura di liquidazione giudiziale, i creditori devono presentare domanda di insinuazione al passivo per essere riconosciuti tra coloro che potranno ricevere, anche parzialmente, il pagamento dei propri crediti. La richiesta si propone con ricorso, che può essere anche sottoscritto personalmente dal creditore, il quale deve essere trasmesso all’indirizzo di posta elettronica certificata del curatore indicato nell’avviso di cui all’art. 200 del CCII, insieme ai documenti che attestano il diritto fatto valere. Il curatore esamina tutte le domande e redige il progetto di stato passivo, che viene poi approvato dal giudice delegato. Solo i crediti ammessi al passivo potranno partecipare alla distribuzione delle somme ricavate dalla liquidazione dei beni della società, secondo le priorità previste dalla legge. 

 

Liquidazione giudiziale SRL: conseguenze 

Quando la SRL viene dichiarata in liquidazione giudiziale, si producono varie conseguenze: 

  • la società perde il controllo del proprio patrimonio: il curatore assume la gestione e liquidazione degli asset aziendali; 
  • si apre la fase di formazione dello stato passivo: tutti i creditori devono far valere i loro diritti attraverso la procedura, non più tramite azioni esecutive individuali e quelle già avviate sono “congelate”; 
  • i soci generalmente sono protetti da responsabilità diretta, salvo che emergano specifiche responsabilità personali. Il curatore difatti può promuovere l’azione sociale di responsabilità nei confronti degli amministratori (ex artt. 2392-2393 c.c.); 
  • la società è, infine, cancellata dal Registro delle Imprese alla conclusione della procedura. 

Quindi, per chiunque stia affrontando una liquidazione giudiziale (fallimento), è importante valutare l’impatto sulla compagine sociale e sulla stessa società. Lo Studio Legale Vescovi offre consulenza agli amministratori e ai soci per chiarire i rischi patrimoniali oltre a definire strategie di tutela, anche attraverso accordi stragiudiziali con i creditori o valutare azioni di responsabilità mirate. 

 

Liquidazione giudiziale: cosa succede all’amministratore? 

L’amministratore della SRL non è automaticamente chiamato a rispondere dei debiti della società solo perché è stata dichiarata in liquidazione giudiziale, ma la normativa prevede scenari in cui può essere chiamato a risponderne personalmente. 

In particolare: 

  • se ha gestito con grave negligenza, dolo o ha omesso di vigilare quando era evidente lo stato di crisi/insolvenza della società, può essere chiamato a rispondere con il proprio patrimonio; 
  • ai sensi della normativa in materia di crisi d’impresa, gli amministratori devono attivarsi tempestivamente quando emergono segnali di insolvenza per evitare che la SRL accumuli debiti esacerbando la situazione; 
  • in caso di “abuso della personalità giuridica” (es. utilizzo della SRL per eludere creditori) possono essere superati i limiti della responsabilità limitata e coinvolti personalmente soci o amministratori.  

Di conseguenza, in caso di liquidazione giudiziale, le conseguenze per l’amministratore dipendono dalla propria condotta nella gestione e la tempestività della reazione alla crisi societaria. 

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Se una SRL “fallisce” chi paga i debiti? 

La società stessa: il patrimonio della SRL è liquidato proprio per far fronte ai debiti verso i creditori. 

I soci, in linea di principio, rispondono solo fino alla quota di capitale sottoscritto (responsabilità limitata) salvo che emergano fatti che giustificano il superamento di questa tutela. 

 Tuttavia: 

  • se i creditori non sono soddisfatti dall’attivo disponibile e se l’amministratore è responsabile di mala gestio, quest’ultimo può essere chiamato a rispondere personalmente;  
  • vi sono atti che possono essere revocati qualora sia stati perfezionati in pregiudizio dei creditori e che il curatore può legittimamente contestare.  

 

Se una SRL “fallisce” chi paga i dipendenti? 

I dipendenti della SRL in liquidazione giudiziale vantano crediti c.d. privilegiati. Stipendi, ferie non godute e TFR hanno priorità rispetto alla maggior parte degli altri debiti aziendali. Qualora le risorse disponibili non siano sufficienti è possibile fare richiesta al Fondo di Garanzia INPS. 

Lo Studio Legale Vescovi assiste sia le imprese sia i lavoratori per la redazione di ricorsi per l’insinuazione al passivo oltre che le richieste di intervento del Fondo di Garanzia INPS, così da garantire che i diritti dei dipendenti vengano pienamente tutelati. 

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